Capitolo 11 Te lo restituisco
Cecilia sentì una sensazione di calore nell'orecchio destro, come se del sangue fresco stesse scorrendo. Rimase immobile, incapace di muoversi. Paula guardò sua figlia, così debole e incapace, e provò una profonda tristezza, non per Cecilia, ma per se stessa.
Raccolse i documenti dal tavolino e li consegnò a Cecilia. "Dagli un'occhiata," disse. "Questo sarà il tuo prossimo compito."
Cecilia prese i documenti e lesse il titolo in grassetto: Accordo prematrimoniale.
Lo aprì e iniziò a sfogliarli: La signorina Cecilia Smith si impegna a sposare il signor Randy Larke, promettendo di prendersi cura di lui fino alla vecchiaia, rimanendo sempre al suo fianco. Il signor Randy garantirà il benessere della famiglia della signorina Cecilia Smith fornendo trecento milioni di fondi alla famiglia Smith...
Randy Larke era un imprenditore, sessantottenne stagionato, originario di Tudela. Cecilia sentiva che la sua mente era appesa a un filo, un filo troppo stretto, pronto a spezzarsi.
Paula continuò: "Il signor Larke ha detto che per lui non è un problema che tu sia al tuo secondo matrimonio. Dovrai solo sposarlo e lui aiuterà la famiglia Smith a risorgere dalle ceneri."
Gli occhi pieni di speranza di Paula si puntarono in quelli di Cecilia mentre si avvicinava sempre di più a lei. Posando una mano sulla spalla di sua figlia, disse: "Tesoro, non deluderesti me e tuo fratello, vero?"
Il volto di Cecilia divenne sempre più pallido. Strinse l'accordo in mano. "Nathaniel e io non siamo ancora ufficialmente divorziati," rispose.
Paula scacciò quella preoccupazione. "Il signor Larke ha suggerito di iniziare a sposarvi e poi dopo, quando sarete divorziati del tutto, potrete registrare il matrimonio," disse. "Inoltre, Nathaniel non ti ama. Hai fatto bene a divorziare da lui."
Capendo che non poteva salvare il matrimonio di Cecilia con Nathaniel, Paula aveva deciso di seguire il consiglio di suo figlio: fintanto che sua figlia era ancora giovane, avrebbe massimizzato il suo valore.
Cecilia si sentì un nodo in gola. "Posso farti una domanda?" fece una pausa prima di continuare, "Sono davvero tua figlia biologica?"
L'espressione di Paula si irrigidì. La facciata del suo piacevole contegno svanì mentre iniziava a rimproverare Cecilia. "Se non fosse stato per il tuo parto, pensi che il mio fisico si sarebbe rovinato così tanto? Pensi che abbia scelto volontariamente di abbandonare la mia carriera da ballerina di fama mondiale? Mi deludi davvero!"
Crescendo, Cecilia non era mai riuscita a capire perché alcune madri amassero i loro figli incondizionatamente, senza alcun risentimento o rimpianto, mentre invece, sua madre non le donava nemmeno un briciolo d'amore.
Anche adesso, continuava a non capire. Ma ormai aveva cambiato idea: non desiderava più essere amata dagli altri.
Posò con cura il contratto da parte e disse: "Non posso accettarlo."
Paula non si aspettava che rifiutasse così apertamente e si infuriò da morire. "Come osi rifiutare? Sono stata io a darti la vita! Devi fare quello che ti dico io!"
Cecilia la guardò direttamente. "Quindi, se ti restituisco la mia vita, significa che non ti devo più nulla?"
Paula rimase sorpresa. "Cosa hai detto?"
Le labbra pallide di Cecilia si aprirono leggermente. "Se dovessi restituirti la mia vita, smetteresti di essere mia madre? Così, non sarei più in debito verso di te, per avermi dato alla luce?"
Paula non poteva credere alle sue orecchie e rise freddamente: "Bene, allora sì, se mi restituisci la tua vita, non ti costringerò! Ma oseresti farlo?"
Cecilia sembrava aver preso una decisione. "Dammi un mese," chiese.
Paula aveva la sensazione che avesse perso la testa. Spinse l'accordo di nuovo verso Cecilia. "Se hai troppa paura di morire, allora firma qui."
Dopo aver pronunciato queste parole, uscì con i suoi tacchi alti. Magnus la stava aspettando alla porta e aveva sentito tutta la conversazione. "Mamma, non starà pensando di togliersi la vita, vero?" chiese.
L'espressione di Paula rimase indifferente e disse: "Se ha il coraggio di morire, allora le sarò riconoscente! Dopotutto, è stata una tata a crescerla, non io. Non abbiamo mai avuto un rapporto molto stretto. Non l'ho mai considerata davvero mia figlia."
Non erano andati lontano, così Cecilia era riuscita a sentire ogni singola parola molto chiaramente. Si strofinò le orecchie doloranti, quasi desiderando di diventare sorda una volta per tutte. Sola nella stanza, si sentì un completo fallimento nella vita, come se non avesse mai vissuto veramente per se stessa.
Così soffocata, Cecilia voleva solo avere un momento per sfogare le sue emozioni, quindi, quella sera si diresse in un bar e si mise seduta in un angolo a sorseggiare un drink, con lo sguardo perso nella folla assorta a cantare e ballare.
Un uomo con occhi straordinariamente attraenti e un aspetto affascinante la vide seduta lì da sola e le si avvicinò. "Sei Cecilia?"
Cecilia lo guardò, non lo riconobbe. Spinta da una forza invisibile, chiese: "Ma sai dire di cosa c’è bisogno per essere felici?"
L'uomo era perplesso: "Come, scusa?"
Cecilia prese un altro sorso dal suo drink. "Il dottore mi ha detto che sono malata e che ho bisogno di tirarmi su, ma... non riesco a trovare la felicità."
Sentendo quella spiegazione, l'uomo, Calvin Reese, sentì un pizzico di amarezza.
Non si ricorda di me? Inoltre, che tipo di malattia ha, dato che ha bisogno di tirarsi su?
"Signorina, se stai cercando la gioia, non è qui che la troverai," consigliò. "Lascia che ti accompagni a casa."
Cecilia gli sorrise. "Sei una brava persona."
Calvin guardò il suo sorriso amaro, mentre provava emozioni contrastanti.
Cosa le è successo in questi ultimi anni? Perché sembra così... triste?
Dall'altra parte del bar, c’era anche Nathaniel. Da quando aveva chiesto il divorzio da Cecilia, andava al bar a ubriacarsi ogni sera, evitando di vivere la solita routine. Era da un po' che non tornava a Villa Daltonia.
Mentre la notte si faceva più scura e tutti si preparavano a partire, Stella notò una figura familiare in un angolo. "Ma quella non è la signorina Smith?" esclamò.
Nathaniel seguì il suo sguardo e vide Cecilia, che faceva conversazione con un uomo. Il suo volto si fece cupo.
A quanto pare anche lei sta annegando i suoi dispiaceri in un bar? Solo che è anche a caccia di uomini. L'ho sopravvalutata. Quindi, è proprio così dopo tutto. Che fine ha fatto quella ragazza che diceva di amare solo me in questa vita?
"Vuoi andare a parlarci?" chiese Stella.
"Non c'è bisogno," rispose freddamente Nathaniel prima di allontanarsi in fretta.
Cecilia rifiutò l'offerta di Calvin di accompagnarla a casa. "Posso cavarmela da sola," disse. "Non ti devi disturbare."
Ancora inquieto, Calvin la guardò andare via, tenendosi a distanza di sicurezza. Nathaniel sedeva da solo nella sua auto, con i primi due bottoni della camicia sbottonati, pieno di frustrazione. A metà del viaggio verso casa, chiese all'autista di tornare indietro.
Come voluto dal destino, si trovò di nuovo ad incrociare Cecilia. Nathaniel disse subito all'autista di fermare l'auto e scese rapidamente, dirigendosi verso di lei.
"Cecilia."
La voce familiare la fece rinsavire quasi istantaneamente. Alzò lo sguardo e vide Nathaniel avvicinarsi, sentendosi come se fosse in un sogno. "Natha—"
"Signor Rainsworth," si corresse.
Nathaniel notò, con sua sorpresa, che Cecilia quel giorno si era truccata leggermente. Da quando si erano sposati, non si era mai truccata, non ricordava di averle detto una volta che non gli piacevano le donne che si truccavano.
"Lo sai cosa sembri ora?" chiese Nathaniel, le sue labbra sottili a malapena si separavano.
Cecilia lo fissò, apparentemente persa nei pensieri.
"Sembri un fantasma," disse senza mezzi termini. "A chi potrebbe mai piacere una donna come te?"
Cecilia tornò alla realtà, la voce roca. "So che a nessuno piaccio. Non mi aspetto che..."
Nathaniel sentì un peso appoggiarglisi sul petto.
"Se non c'è altro, me ne vado," disse Cecilia prima di continuare a camminare.
Nathaniel voleva chiederle chi fosse quell'uomo con cui stava parlando al bar, ma le parole gli rimasero incastrate in gola.
Dopotutto, stiamo per divorziare, perché dovrei chiederglielo?
Detto ciò, Cecilia continuò ad andare verso casa, da sola, sentendo il peso della giornata che premeva su di lei.