Capitolo 8 Sangue Sul Letto
La voce di Martha risuonava dall'ingresso: "Sei sveglia, Ceci? Ti ho preparato i tuoi ravioli preferiti. Vieni a mangiare, prima che si raffreddano."
Vari ricordi cominciarono a ritornare lentamente da Cecilia, sentendo quelle parole. Dopo aver lasciato la Villa Daltonia, era andata in ospedale per un controllo e poi aveva deciso di andare a trovare Martha.
Cecilia si toccò la fronte, un po’ inquieta. Da quando sono diventata così smemorata?
Mentre stava per alzarsi, notò che c’era una grande macchia di sangue sulle lenzuola floreali. Si toccò l'orecchio destro e lo trovò appiccicoso. Aprendo la mano, se la ritrovò coperta di sangue, così come i suoi apparecchi acustici. Cadde in preda al panico, e iniziò a pulirsi subito le orecchie con un pezzo di carta, mentre toglieva il lenzuolo dal letto.
Notando che Cecilia non era ancora scesa, Martha la vide lavare la coperta del piumone sul balcone. "Cosa c'è che non va?" chiese.
"Mi è arrivato il ciclo e ho sporcato la coperta," rispose Cecilia ridendo.
Dopo essersi lavata, Cecilia si unì a Martha per la colazione, assaporando finalmente un momento di tranquillità. La voce di Martha a volte le arrivava più chiara e altre volte più debole. Cecilia era terrorizzata, colpita dalla paura di non riuscire più a sentirla, non voleva nemmeno far stare male Martha, in caso lo avesse scoperto.
Dopo aver trascorso mezza giornata lì, Cecilia lasciò discretamente dei risparmi sul comodino e salutò Martha. Visto che stava andando via, Martha la accompagnò in stazione, riluttante a lasciarla andare e solo dopo che il treno di Cecilia partì, finalmente si voltò.
Sulla strada del ritorno, Martha non riusciva a smettere di pensare alla figura molto magra di Cecilia, quindi compose il numero del Gruppo Rainsworth. La segretaria del CEO, dopo aver saputo che Martha stava cercando Nathaniel, lei che era stata la tata di Cecilia, trasmise il messaggio.
Era il terzo giorno da quando Cecilia se ne era andata, e questa era la prima telefonata che Nathaniel riceveva su di lei. Seduto sulla sedia del suo ufficio, stava già gongolando. Proprio come aveva previsto, Cecilia non era riuscita a resistere per più di tre giorni.
La voce stanca di Martha arrivò attraverso il telefono. "Signor Rainsworth, io ero la tata di Cecilia quando era bambina," iniziò, supplicando. "Per favore, abbia pietà di lei, non le faccia più del male. Non è così forte come sembra. La signora Smith non si è presa cura di lei nemmeno una volta da quando era nata, e l'ha lasciata alle mie cure."
Continuò: "L’hanno riportata a casa solo dopo aver raggiunto l'età scolare... Nella famiglia Smith, tutti la trattavano come una serva, tranne il signor Smith. Da bambina, spesso mi chiamava di nascosto, piangendo, e mi diceva: 'Martha, non voglio più essere la signora Smith. Voglio tornare, essere tua figlia...' Lei e il signor Smith eravate gli unici che lei amava a Tudela. Per favore, la tratti bene. È da quando è bambina che vive umiliazioni continue."
Nathaniel si sentì improvvisamente oppresso, ascoltando le parole quasi soffocate dal pianto di Martha.
"Cosa c'è che non va? Non mi ha già umiliato abbastanza con i suoi soldi? Ora vuole fare anche la vittima?" Aveva una voce fredda come il ghiaccio: "Che me ne importa della vita di Cecilia!"
"Se l'è cercata, tutto!" Riattaccò prontamente.
Finora Martha aveva sempre sentito Cecilia lodare Nathaniel. Capì allora che lui non la trattava per niente bene, non erano affatto quella coppia perfetta, quell’amore eterno che aveva immaginato per Cecilia.
Cecilia era in macchina e andava verso il centro della città, quando il suo telefono vibrò. Era un messaggio da Nathaniel: Non avevi detto di volere il divorzio? Incontriamoci alle dieci di domani mattina.
Cecilia fissò il messaggio di testo, momentaneamente persa nei pensieri, prima di rispondere: Okay.
Era solo una parola.
Eppure, colpì immediatamente l'occhio di Nathaniel. Bene! Vediamo quanto tempo riesci ancora a resistere, mantenendo questa finzione, pensò, perdendo completamente la motivazione per continuare a lavorare. Chiamò qualcuno per un drink.
Al club, era arrivata anche Stella, pronta a fare festa: "Beviamo fino a stare male stasera," dichiarò.
Zachary, seduto accanto a Nathaniel, non riuscì a resistere dal chiedere di Cecilia: "Come sta la piccola sorda oggi?"
Nathaniel alzò leggermente le sue belle sopracciglia: "Non ne voglio più sentire parlare, domani divorziamo."
Sentendolo, Stella gli versò un bicchiere di vino e disse: "Nathaniel, allora dobbiamo festeggiare, alla tua nuova vita!"
Anche altri si unirono ai festeggiamenti.
Il Club Elite era vivace quella notte. Zachary aveva già ordinato drink illimitati e in privato, disse a Stella: "Si vede che Nathaniel prova ancora qualcosa per te. Sono sicuro che troverete la vostra felicità."
Stella annuì: "Zachary, grazie. Se non fosse stato per te, probabilmente non l’avrei nemmeno mai incontrato."
Era vero.
Stella inizialmente aveva incontrato Nathaniel dopo aver ricevuto il sostegno finanziario dalla famiglia Smith. Quando andò da loro per ringraziarli, per caso incontrò Nathaniel, anche lui in visita alla famiglia.
Un altro incidente era accaduto quattro anni prima in ospedale. La madre di Nathaniel, Elena, e Zachary erano insieme in macchina quando ebbero un incidente d’auto. Per puro caso, Cecilia inciampò sulla scena e riuscì a salvare Zachary ed Elena.
Dopo averlo scoperto, Stella riuscì a trovare un modo per prendersi il merito di quel gesto di Cecilia, che gli aveva salvato la vita. Ecco perché Zachary era stato sempre così gentile con lei, e la loro relazione si era evoluta dalla gratitudine all'amicizia e persino all'amore.
Ecco anche perché, nonostante avesse molte donne che lo inseguivano, Nathaniel aveva scelto lei come sua fidanzata. Questo era un segreto che nemmeno Cecilia conosceva, solo Stella.
Cecilia aveva sempre creduto che Nathaniel avesse scelto Stella per amore, e tutti pensavano che l'affetto che Zachary le riservava fosse dovuto al suo fascino. Poco sapevano, che quel suo affetto per lei era nato perché lui le doveva la vita, la sua e quella di sua madre.
"Perché sei così formale con me? Non siamo amici?" Zachary la guardò con un affetto innegabile. Tuttavia, Stella continuava a far finta di niente.
Quella notte, Nathaniel aveva bevuto un bel po', e Stella si offrì di accompagnarlo a casa.
Quando si trattava di tornare a casa, Nathaniel di solito passava la notte in hotel, nel suo ufficio, o nella sua villa privata. Ma ricordava ancora come Cecilia una volta avesse detto: "Villa Daltonia è la nostra vera casa."
"Non c'è bisogno, allunghiamo solo la strada," rifiutò.
Domani avrebbero divorziato, e Cecilia avrebbe potuto essere alla villa in quel momento.
Stella si sentì infastidita da quel rifiuto. "Perché?" chiese. "Comunque, stai divorziando. Che problema c’è? Hai paura che ci scopra?"
Che ci scopra?
Gli occhi di Nathaniel si restrinsero leggermente: "Ci stai pensando troppo."
In macchina, disse all’autista di accompagnare Stella a casa sua. Sulla strada del ritorno, continuava a controllare il suo telefono, sperando che Cecilia gli mandasse un messaggio. Una volta tornato a casa, la villa era nel buio più profondo e l'espressione di Nathaniel si rabbuiò quando, aprendo la porta, vide che non c'era traccia di Cecilia.
Non era tornata.
Tutto in casa era rimasto come era quando se ne era andata. I suoi vestiti, piegati con ordine accanto alla lavatrice, erano ancora lì, non erano stati lavati, né stesi ad asciugare come al solito. Frustrato, li prese e li gettò nel cestino della spazzatura.
Gli effetti dell'alcol erano forti, e Nathaniel si ritrovò a sprofondare nel divano, a disagio. Una volta addormentato, fu tormentato da vari incubi.
Nel sogno, Cecilia era coperta di sangue, eppure sorrideva a lui e diceva: "Nathaniel, non ti amo più."
Nathaniel si svegliò di soprassalto, per trovarsi immerso nella prima luce dell'alba. Si strofinò la fronte, si rinfrescò e indossò un completo elegante. Tenendo d'occhio l'orologio, si diresse verso il municipio.