Chapter 4 04
**CAPITOLO 04**
— Uh… Sono abbastanza sicura che si dica « una mela al giorno », no ?
Mi volto alzando un sopracciglio.
— Il moi abbraccio ti ha evitato di farti sanguinare le nocche, quindi qualunque cosa dica io, vale. Ora andiamo, James Bond, ho un volo da prendere.
Apro la porta ed esco, osservando due ragazzi che si bloccano di colpo appena mi vedono. Sentendo la porta aprirsi di nuovo alle mie spalle, mi giro e vedo l’uomo che si spolvera la giacca prima di guardare me e i due ragazzi, socchiudendo gli occhi quando muovo le sopracciglia e sorrido. Apre e chiude la bocca come un pesce, agitando le mani nel tentativo di spiegarsi, poi mi lancia un’occhiataccia, mi afferra per il gomito e mi trascina avanti. Ridacchio, mi libero dalla presa e cammino davanti a lui.
— Dobbiamo trovare la sicurezza dell’aeroporto e denunciare quello che è successo — mormora, guardandosi intorno in cerca di qualcuno.
Annuisco subito, voglio davvero che quell’uomo venga punito. Cioè, chi si ubriaca così tanto in aeroporto e si comporta in modo tanto volgare ? penso, disgustata dal suo comportamento. Alla fine troviamo due guardie e spiego loro cosa è successo. Una di loro ci accompagna subito in un ufficio, mentre l’altra va a cercare l’uomo nel bagno dove l’avevamo lasciato.
La guardia controlla le registrazioni dei punti che le indico e poco dopo l’altra torna, portando l’ubriaco privo di sensi e facendolo sedere su una sedia. Quando riprende conoscenza, sistemiamo tutto e le guardie si scusano con me prima di portarlo in una delle loro stanze di sicurezza, così da poterlo gestire correttamente.
Ringrazio le guardie e usciamo. Mi volto verso l’uomo dietro di me e lo trovo già intento a fissarmi stupito. Si schiarisce la gola quando si accorge che lo sto guardando, stringendo leggermente gli occhi verso qualcuno o qualcosa dietro di me prima di tornare a fissarmi.
— È meglio che vada, devo trovare il moi aereo prima che parta — sorrido, facendo un passo indietro.
Lui aggrotta la fronte e si avvicina.
— Hai la carta d’imbarco ? Magari posso aiutarti.
— È questo il problema, il moi amico l’ha presa lui — sospiro, alzando le spalle mentre mi rendo conto che avrei potuto chiedere aiuto alle guardie.
— Dove stai viaggiando ?
— New York, America. Atterro all’aeroporto JFK — mordo il labbro nel panico, consapevole di aver già perso troppo tempo.
— Vieni, ti aiuto a trovarlo — sorride leggermente mentre lo ringrazio.
Dopo un po’ di tempo passato a guardare i cartelli, osservare i vari negozi e finire per sbaglio nel terminal delle partenze per la Svizzera, trovo i Valentines. Ma loro non mi hanno ancora vista. Theia e Darius stanno parlando preoccupati con Damon, mentre la sua ragazza, Sophia, chiacchiera con una dipendente.
Mi fermo lentamente e mi giro verso l’uomo dietro di me, che sembra perso nei suoi pensieri. Agito una mano davanti ai suoi occhi e lo vedo tornare in sé, guardandomi con curiosità.
— Devo andare adesso, quindi grazie per avermi aiutata a trovarli — sorrido con malizia mentre mi allontano di qualche passo.
— Aspetta — mi tira a sé per un braccio. — Non mi dici come ti chiami ?
— Chi ? — chiedo, stupidamente.
Ride, e quel suono mi fa venire le farfalle allo stomaco.
— Tu, chi altri ?
— Oh ! — Le guance mi si incendiano all’istante. Vorrei tanto darmi una testata. — Aurora Maxwell. E tu ?
— Vulcan Romanov.
Annuisco, mormorando che è un piacere conoscerlo, poi mi libero dalla sua presa e mi allontano. Saluto con un gesto della mano e mi volto per raggiungere gli altri, ma non prima di voltarmi un’ultima volta per guardarlo. È ancora lì, con la fronte corrugata, mentre mi osserva allontanarmi. Un uomo biondo gli si avvicina da dietro e gli mette una mano sulla spalla. Sorrido e agito la mano, poi continuo a camminare.
— Ragazzi ! — saluto con un cenno, correndo verso la famiglia, che sospira di sollievo alla mia vista.
— Mi dispiace tanto di averti persa — mormora Damon, stringendomi in un abbraccio forte.
— Va tutto bene, l’importante è che non mi avreste lasciata indietro — scherzo, guadagnandomi qualche risata.
Lui scuote la testa prima di sedersi accanto alla sua ragazza. Ho conosciuto Damon tramite moi padre, quando lui e Darius hanno fatto affari insieme qualche anno fa. Io avevo dodici anni, mentre Damon ne aveva appena compiuti tredici. Siamo entrati subito in sintonia, e lui ha preso naturalmente il ruolo di fratello maggiore, visto che sono figlia unica. È molto protettivo con me, soprattutto per quello che è successo in passato… ma quella è un’altra storia.
Con un sorriso rivolto agli altri, incrocio le gambe e guardo fuori dalla grande finestra, dove l’aereo viene pulito e controllato, pronto per un altro viaggio. E improvvisamente mi chiedo se rivedrò mai quell’uomo affascinante, o se scoprirò mai cosa ha detto in quella lingua straniera. Il moi corpo è ancora scosso dal suo tocco e dubito fortemente di riuscire a dimenticarlo.