Chapter 2 02
CAPITOLO 02**
Sorrido quando sento urla e insulti femminili, e sto per uscire quando lui corre fuori dalla porta e si dirige verso il bagno degli uomini. In preda al panico, mi precipito nella cabina più vicina e chiudo la porta, appoggiando la fronte contro il metallo freddo. Giro la testa per appoggiare l’orecchio contro la porta e sorrido all’uomo, prima di guardarlo meglio. I miei occhi si spalancano e la mia bocca si apre per urlare, ma lui mi zittisce coprendomi le labbra con la mano.
È come se il tempo rallentasse e tutto quello che riesco a vedere è lui, con la sua pelle abbronzata e i lineamenti affilati, scolpiti alla perfezione come se fosse stato creato da Dio in persona. Quello che sarebbe stato un naso sottile è ora leggermente storto, probabilmente rotto in passato. Ha una leggera barba che aggiunge solo fascino. Le sue labbra rosa sono incurvate in un’espressione corrucciata, le sopracciglia castano scuro, in tinta con i capelli spettinati, sono aggrottate per la confusione mentre mi guarda, con un misto di incredulità e shock nei suoi occhi verde brillante.
Sbattendo lentamente le palpebre, come per uscire dal trance in cui lui mi ha messa, abbasso lo sguardo sulla sua mano e poi torno a guardarlo negli occhi verde screziato. È come se una scarica elettrica attraversasse il moi corpo, lasciando dietro di sé milioni di scintille che pizzicano il punto in cui la sua mano mi tocca la vita.
Chiudo le dita attorno al suo polso, ansimando piano mentre nuove scintille mi attraversano il braccio, poi abbasso la sua mano e la lascio ricadere lungo il suo fianco. I suoi occhi seguono ogni moi movimento, le labbra serrate mentre rimane lì a fissarmi. C’è una lunga pausa, durante la quale ci limitiamo a guardarci. Non riesco a distogliere lo sguardo, è come se ci fosse un filo invisibile che ci unisce. Un filo che vibra di elettricità e di qualcosa che sento profondamente giusto. È una sensazione indescrivibile.
Un accenno di sorriso sfiora le sue labbra, ma dura un attimo, forse me lo sono solo immaginata. Fa un passo indietro e si appoggia a una parete, mentre io mi appoggio all’altra, incrociando i piedi. Lo fisso con la fronte aggrottata, confusa, inclinando leggermente la testa come se fosse un enigma da risolvere. I muscoli delle sue braccia si tendono contro la giacca di pelle nera, e la maglietta nera che indossa sotto aderisce alla pelle, delineando gli addominali. Notando un cordino nero attorno al suo collo, sembra una corda arrotolata, il ciondolo nascosto sotto i vestiti, ma la forma irregolare si intravede.
È un Adone che emana pura mascolinità, e questo mi fa desiderare ardentemente di sentire di nuovo le sue mani sulla mia pelle.
No ! Cattiva Aurora ! Mi rimprovero, anche se è inutile, perché pensieri sconci continuano a invadere la mia mente. Alzo di nuovo lo sguardo su di lui e noto i suoi occhi che percorrono discretamente il moi corpo dall’alto in basso, esaminandomi anche lui.
— Il bagno delle donne è sulla destra.
È la prima cosa che mi dice con la sua meravigliosa voce roca che mi fa venire i brividi lungo la schiena.
Faccio una smorfia prima di sorridere debolmente.
— Mi sto nascondendo da un ubriaco. Penso che il bagno delle donne sia un po’ troppo ovvio, non credi ?
— Perché stai sussurrando ?
Chiede un po’ troppo forte, costringendomi a zittirlo con un’occhiata seccata.
All’improvviso, sento la porta principale del bagno degli uomini aprirsi di colpo e dei passi pesanti entrare nella stanza. Incrocio le braccia e lo guardo, poco impressionata, prima di indicare la porta con un dito, come per dire : “Per quello, idiota !”
Lui alza gli occhi al cielo, poi si avvicina e mi prende per la vita con entrambe le mani, sollevandomi e posandomi sul coperchio del water chiuso, portando un dito alle labbra. Socchiudo gli occhi verso di lui, poi mi siedo sul coperchio del serbatoio, trattenendo un brivido per via di quelle dannate scintille.
Sentendo l’ubriaco, che riconosco dai passi, aprire ogni cabina, la mia mano afferra istintivamente il suo polso, in preda al panico, mentre mi sforzo di ascoltare. È come un conto alla rovescia verso la mia rovina mentre i suoi passi si avvicinano alla nostra cabina. Abbasso lo sguardo sul suo pollice che disegna piccoli cerchi rassicuranti sulla mia pelle nel tentativo di calmarmi. Sorrido al gesto, poi lo guardo in volto, notando i suoi lineamenti in ombra mentre lancia un’occhiata alla porta, poi incrocia di nuovo il moi sguardo. Distolgo lo sguardo in fretta e trattengo il respiro quando i passi dell’uomo si fermano proprio davanti alla nostra cabina e lui ride.
— Voglio solo un pompino, troia. Dai, vieni fuori, so che sei lì dentro.
Borbottando ubriaco, mi fa rabbrividire di disgusto.